venerdì 1 aprile 2011

Libero pensiero di un Dojo-cho. Forse ironico, forse no.


A tute le associazioni di aikido presenti sul territorio nazionale proporrei:
che nelle commissioni di esame per abilitazione all'insegnamento, in assenza di codici oramai sotterrati e calpestati, sia contemplata la presenza di uno psicologo bravo che riesca a discernere se il candidato abbia chiara la differenza tra l'aikido del tatami e quello di internet. A detta figura mi piacerebbe anche demandare il compito, non poi così difficile, di capire chi sia spinto da veri intenti disinteressati alla diffusione della disciplina amata, o chi utilizzi materiali altrui per un simile apparente scopo malcelando tuttavia l'intento di un bisogno pubblicitario per se stesso o per le proprie velleità.

Forse è arrivato il momento di pensare seriamente ed uniti ad un codice etico condiviso.

Roberto Martucci

3 commenti:

  1. quello che mi interessa dire è che evidentemente dei temi si stanno facendo pressanti. Quello di un codice etico, teso a preservare la disciplina e gli utenti (prima ancora che allievi), mi pare che potrebbe essere un buon argomento .

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  2. Sono d'accordo con ciò che hanno scritto i Sensei Dellisanti e Martucci. La disciplina che pratichiamo ha un fondamento molto importante che purtroppo oggi sembra essere andato perso: il reishiki, l'etichetta. Il rispetto e la divulgazione hanno, per me, maggiore importanza del guadagno e il successo effimero.

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  3. In linea teorica sarei d’accordo di redigere un codice etico, ritengo necessario regolamentare una normativa generale di comportamento alla quale gli insegnanti, e non solo, dovrebbero riferirsi.
    Come altri credo anch’io che il tema sia urge...nte e non “metterci mano” al più presto e con senso di responsabilità significherebbe far scivolare l’Aikido giù per quella “china” di fronte alla quale già si trova.
    Internet è un problema reale, ha trasformato i tatami reali in virtuali a beneficio di quei tatami virtuali divenuti il vero terreno di confronto e di scambio: “Digito ergo sum”.
    E’ un segno dei tempi.
    Non è questione di Reishiki, etichetta e fondamenti dell’arte da rispolverare.
    Qui il problema è più ampio quindi di più difficile risoluzione.
    Siamo di fronte ad un cambiamento della società, della nostra educazione, dei nostri punti di riferimento, del nostro senso etico, del senso di responsabilità, del rispetto………….
    Se analizziamo qualsiasi campo della vita sociale scopriamo che è affetto dalle stesse “malattie”.
    Parlarne, parlarsi è l’unica via ma partendo da presupposti comuni: il futuro dell’arte, l’insegnamento, la tutela degli allievi, il riconoscimento ed il rispetto reciproci tra le varie organizzazioni.
    La sfida è ardua ma se anche in modesta percentuale, una volta, cercassimo di essere fedeli, nei fatti, ai principi che tutti gli insegnanti di Aikido teorizzano incessantemente sui tatami reali, sarebbe già un passo avanti.
    Sandro Caccamo

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