giovedì 29 luglio 2010

Racconti Zen - L'uomo e la tigre



Un uomo stava camminando nella foresta quando s’imbatté in una tigre. Fatto dietro-front precipitosamente, si mise a correre inseguito dalla belva. Giunse sull’orlo di un precipizio, ma per fortuna trovò da aggrapparsi al ramo sporgente di un albero.
Guardò in basso, e stava per lasciarsi cadere, quando vide sotto di sé un’altra tigre. Come se non bastasse, arrivarono due grossi topi, l’uno bianco e l’altro nero, che incominciarono a rodere il ramo.
Ancora poco e il ramo sarebbe precipitato.
Fu allora che l’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Tenendosi con una sola mano, con l’altra spiccò la fragola e lo mangiò.
Com’era dolce!
Lao – Tzu

In alcuni attacchi di presa o strangolamento accade lo stesso….
Ci lasciamo “prendere” in tutti i sensi da uke e fissando l’attenzione sulla “presa”, sull’ idea di qualcosa che ci blocca , ci paralizziamo pensando a chissà quale soluzione…..
La soluzione è nella nuova considerazione della “presa” stessa…
“Lei” è un solo punto di un corpo che ne ha tantissimi altri e che possono anche muoversi , è “lei” che ci vincola ad uke e non viceversa….   Quando “lei” prova a catturare la nostra attenzione, se invece di fissarla (pensando in modo specifico) la allenassimo a fluire velocemente da una cosa ad un’altra, coglieremmo subito la soluzione : spostare l’attenzione stessa su ciò che in noi, ed intorno a noi, è libero…..
Nell’attimo della “presa”, ci sono tanti altri attimi di “non presa” che contemporaneamente accadono….
Carpe diem.
Riccardo

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