venerdì 16 dicembre 2011

Jan Nevelius Sensei al Kashin

Anche stavolta siamo riusciti a ricreare quel clima e quella familiare atmosfera  da noi tanto amata ... carica di passione, rispetto ed accoglienza... 
Palpabile ed intensa la voglia di entrare subito in contatto, di ricercare approcci .. di cercare novità.
Il tatami era denso, compatto e sembrava voler stringere in un abbraccio i nostri ospiti. Ben arrivati al Kashin.


La pratica fluiva dolcemente rispettando i nostri tempi e le personali sensibilità  come fosse dotata di volontà propria, permettendoci di avere il tempo necessario per sperimentare diverse visioni e percezioni, non concentrandoci solamente su noi stessi o sul compagno ma sull’incontro dei due .... punto unico e concreto che contiene entrambi.
Nevelius Sensei  esprimeva una didattica fuori dal comune; possedendo in se una garbata e gentile potenza, riusciva a dare forma visibile a concetti intangibili con una semplicità disarmante,  tracciando una sorta di  “geometria dell’invisibile”.
Momenti di profonda introspezione si sono legati ad attimi di piena fusione con l’altro, generando periodi di vibrante silenzio, durante i quali potevi quasi toccarlo ... fino ad ascoltarne il suono, focalizzando ogni volta di più noi stessi sulla consapevolezza del proprio respiro, di come la propria energia sprigionata possa notevolmente innalzare la qualità della pratica. Il suono del silenzio.
Il nostro percorso assomigliava sempre più  ad una linea ondulata, armonica, in perfetta sincronia con i nostri reciproci respiri.


Forse è stato solo un sogno, ma per un attimo ho avuto la sensazione  di riuscire a vedere quello alcuni scelgono di non vedere ... fino a percepire i movimenti rimanendo completamente immobile. Vi prego non svegliatemi.
Un osservatore esterno avrebbe giudicato incomprensibile e sciocco un approccio di quel tipo, tentando di schematizzare esperienze che schema non hanno, provando a rendere razionale ciò che non lo è ... ma non importa, quello che è importante è aver avuto la possibilità di toccare la sostanza delle cose, reale e immutabile.
Un’esperienza che ha suscitato in me un’intensa meraviglia che riempie lo sguardo e toglie la parola.  Avrei voluto che il tempo non finisse mai ... essere immerso in un ambiente amichevole colmo di sincerità, allegria ed accoglienza reciproca esprimendo liberamente la propria indole, coltivando la propria capacità nel costruire relazioni senza paura, pigrizia o conformismo, ridendo dentro.
Siamo fatti così, è la nostra natura.. Questa è la vita in casa Kashin.


 Massimiliano Melone



1 commento:

  1. E' strano dare forma alle sensazioni; quando riesci a non bloccare, con i pensieri, il libero fluire, ti accorgi che quelle si trasformano in emozioni. E ci si emoziona, come è successo in questo stage bellissimo, quando si lascia la tecnica per trovare un altro punto di osservazione e di contatto. La tecnica arriverà, perché "ciò che deve accadere accade"; il difficile è trovare il centro, figuriamoci prenderlo! Per guardarsi dentro bisogna partire da lontano...

    Alessandro Mele

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