martedì 24 aprile 2012

La sfera dinamica

Un vero maestro, riprendendo le parole di un cantautore italiano, “lo riconosci dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. Queste qualità le riconosci certamente in Dirk Müller sensei; e non per il semplice fatto che le possieda tutte, ma per la bellissima capacità di utilizzarle come strumenti per raggiungere altri scopi. 


Il suo stage è iniziato venerdì sera con un esercizio che mi ha colpito molto, e che si è poi riproposto in tutte le tecniche: formare con le braccia un cerchio, immaginare di abbracciare una sfera con ogni punto della braccia e, nello stesso tempo, concentrarsi sul tanden. Il libero fluire del Ki rafforza incredibilmente la “presa”, permettendo alla parte Yang, quella esterna, di proteggere quella Yin, ossia quello che è all’interno. Una è forte, l’altra è più delicata. Insieme si completano e si definiscono. La sfera, animata dal tanden, e solo da quello, non certo da spalle e braccia, è lo spazio vitale di tori ed uke; entrambi hanno la responsabilità di proteggerlo, ne vale l’integrità di ciascuno. Una volta che tori entra nello spazio di uke, prima di proseguire in un iriminage, in uno shihonage o in tante altre tecniche, deve controllare la sfera, sentire in quale direzione va l’energia ed adattarsi alla stessa.


I puristi dell’aikido, quelli che “Se arriva un pugno gli faccio ikkyo”, e poi puntualmente lo parano con il proprio mento, storceranno il naso davanti a certa pratica. Ma il bello di questo lavoro, ha spiegato Müller sensei, e che tori non deve mai imporre il suo pensiero su uke, ma deve solo pensare al suo spazio vitale. E ognuno si preoccupi del suo. La corretta vittoria, ci ricorda Ō Sensei, consiste nella conquista di agatsu, la padronanza di se stessi. Ho trovato molto stimolante il lavoro proposto; e credo che sia più semplice lavorare in questo modo, a patto che venga messa da parte quella maledetta smania di afferrare tutto e di utilizzare la forza delle spalle. Una sfera, senza ostacoli, può muoversi liberamente. Così come l’energia. Ed anche la testa.

Alessandro Mele

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