"A fine pratica preferisco vedere un grande sorriso sul volto dei praticanti piuttosto che un grande punto interrogativo": con queste parole Kubetzek Sensei ha chiuso il suo seminario romano. Credo abbia notato come tutti noi praticanti avevamo uno di quei sorrisi stampati sul volto alla fine di ogni sessione di pratica. Perché le due giornate di seminario passate sono state estremamente piacevoli, divertenti e ricche di lavoro, sensazione e buon kimochi e hanno lasciato una profonda allegria e gioia.
Il trait d'union della pratica è stato l'ascolto di sé, del proprio corpo e della propria "voce interna"; ascoltare cosa avviene nel nostro corpo durante la pratica ed imparare da tale ascolto, diventando così maestri di noi stessi. Kubetzek Sensei ha sottolineato infatti come noi possiamo e dovremo essere il nostro miglior insegnante.
Dal punto di vista formale, invece, l'elemento comune è stato un "semplice" sabaki sulla linea, un movimento orizzontale dei piedi, applicato alle varie forme tecniche ed esercizi proposti dal Maestro.
Da questo allenamento ho imparato quanto sia importante considerare colui che attacca, aite, ovvero compagno, in quanto è così che bisognerebbe vedere il partner che ci guida e che ci aiuta nella pratica; ed il fatto che ogni scambio possa essere fonte di piacere e benessere per ognuno attraverso la sensazione estremamente piacevole e serena di ogni momento della pratica.
Mattia
E' veramente molto bello riassaporare lo stage lentamente, rivivendo tutti i momenti attraverso riflessioni come questa... Grazie.
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