lunedì 3 gennaio 2011

Il miracolo della semplicità

Un bellissimo viaggio che mai avrei immaginato. In maniera totalmente inaspettata cominciare a realizzare l’idea che esistono anche altri “modi” di praticare, non concentrandosi solo su quello che si presenta davanti agli occhi ma imparando a vedere oltre.... senza guardare.
All’inizio (ed anche poi) e complicato districarsi in una giungla di codici, guardie, posture, movimenti tecnici.. un groviglio di idee e dubbi. La testa vuole dominare il corpo che reagisce nei modi più disparati ... insomma mente e corpo litigano continuamente! Tanta carne al fuoco. Tantissime cosa da fare, da imparare, da esercitare, da curare.
Durante il percorso niente però rimane immutabile e si fa sempre più insistente l’esigenza di ricercare ”altro”. Nuovi punti di vista, nuovi approcci, nuove espressioni. Comincia la riscoperta della semplicità.


La semplicità come strumento per liberarci dalle gabbie che rinchiudono  e bloccano il nostro animo. Molte cose sono state assimilate. Ora si impara a togliere quello che non serve, come uno scultore che tira via pezzi da una pietra per dare forma alla propria idea. Sempre più difficile. E’ come essere sempre principianti. Non si finisce mai di imparare, cambiare, imparare di nuovo. Non c’è fine.  Bene. Sarò sempre principiante. Via così!
Pian piano il nuovo lavoro si insinua, anzi si intrufola sinuosamente nelle porticine che ogni anima naturalmente lascia aperte, senza chiedere permesso, mandando avanti un sorriso beffardo ma pieno di rispetto e comprensione.
Rovistare nel proprio io, controllare le proprie sensazioni per far prendere forma e consapevolezza ad aspetti molte volte non curati attentamente o affatto.
Un continuo generarsi di meraviglia nel vedere attitudini e concetti trasformarsi in proposta tecnica , rappresentando nel momento stesso dell’esecuzione tutta la verità del concetto esposto un secondo prima. Emozionante.
Andando avanti il viaggio si arricchisce di nuove scoperte.

Chi lo ha detto che la pratica non può essere anche divertente?
Mi sento dire qualche volta: << Non pensare a quello che fai... Divertiti!>>

Questo uso del sorriso e del sorridere come medicina, come cura di noi stessi e per noi stessi, attraverso la quale sviluppare una pratica più percettiva e meno legata al raggiungimento univoco dell’applicazione tecnica. Una piccola grande rivoluzione.
Durante la pratica mi capita di porre l’ attenzione, con lo sguardo,  sulle espressioni di alcuni  miei compagni li intorno..... Le nostre facce sono lampadine accese.  E Il Dojo si Illumina.
E’ bellissimo vedere come un gioioso atteggiamento agevoli la costruzione tecnica e contemporaneamente come il lavoro appena effettuato migliora lo stato d’animo. Con lo spirito giusto il lavoro proposto prende forma naturalmente ... e più lavori e più stai bene. Il cerchio perfetto. Che fatica!
Spiegazioni che terminano sorridendo generano sorrisi da parte nostra, mai sguaiati o irrispettosi ma vera energia irradiata liberamente.

Le lezioni si trasformano sempre più in gioielli, di quei gioielli unici che si possono trovare solo quando c’è comunione.
Nessuna imposizione dall’alto. Nessuna autorità, nessun livello. Scambio. Una profonda conoscenza risiede e si manifesta attraverso il nostro Sensei.
E’ stupendo abbandonare completamente noi stessi alla pratica ..... è un atto di fede.
Nuove prospettive si stanno aprendo. Cambiamenti che ci porteranno a lavorare su noi stessi sempre più con determinata, costante, gioiosa presenza.
Il viaggio è cominciato forse a causa di fortuite coincidenze, chissà .... ma ogni tanto mi viene in mente il monito che soleva citare il saggio e simpatico maestro Oogway di kung fu panda: << Il caso non esiste.>>.

La mia fantasia continua a lavorare incessantemente ma senza sforzo, tirando fuori un’immagine immersa in una sorta di sogno, che mi sento di descrivere parafrasando un brano dell’attore Robin Williams nell’interpretazione del rivoluzionario medico “Hunter Adams”:
 << Non lasciamoci anestetizzare, non lasciamoci intorpidire di fronte al miracolo della semplicità... viviamo sempre con stupore (e con il sorriso) il glorioso meccanismo del corpo umano... questo deve essere il fulcro del nostro studio.. e non la caccia alla tecnica, che non ci darà alcuna idea di che tipo di praticanti potremo diventare.>>

Grazie di cuore Kashin.

Massimiliano Melone

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