martedì 7 giugno 2011

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Fin dal momento della partenza molte domande si rincorrevano nella mia testa... non riuscivo ad avere chiara  quale fosse la maniera corretta per approcciare ad un' esperienza per me totalmente nuova. Mi domandavo il motivo di questa voglia di esserci, del perché ero così attratto.
Mi chiedevo costantemente quale sarebbe stato il senso profondo di questo incontro.
Più ci avvicinavamo alla tanto desiderata destinazione, più era come entrare dentro delle emozioni fino allora sconosciute, risvegliando contemporaneamente quelle rimaste sopite da molto, moltissimo tempo. E' stato un continuo riscoprire significati di gesti ed attitudini alle quali oggi nessuno da più importanza, riducendole ad azioni meccaniche senza senso.
Ritrovarsi insieme, essere un gruppo, vivere sotto lo stesso tetto, sedersi alla stessa tavola, mangiare lo stesso cibo.. nutrirsi della stessa energia... desiderandolo ardentemente.
Guardarsi intorno, incrociare gli sguardi per un attimo.... e riconoscersi, condividendo gesti di vita quotidiana identici per ognuno di noi. Apprendevo la prima lezione. Comunione.
Questa sensazione non mi ha mai abbandonato, era sempre con me, soprattutto sul tatami, ed è  proprio li che l'emozione  è diventata così intensa da essere indecifrabile.
È veramente difficile descrivere cosa provassi in quel momento, ma spero mi perdonerete se per spiegarmi utilizzerò parole che altri hanno pronunciato:
"..Immaginatevi di camminare in un turbine di neve senza neppure accorgervi di camminare in tondo: la pesantezza delle gambe nei cumuli, le vostre grida che scompaiono nel vento con la sensazione di essere piccoli... e immensamente lontani da casa".


Ecco. Essere piccoli, tanto piccoli da non riuscire a contenere tutta in una volta una tale e così profonda conoscenza, quasi a sentirsi inadeguati.
Non potevo immaginare che di li a poco il contatto diretto con l'insegnante riuscisse a risvegliarmi dal mio stato di “troppa” concentrazione, scoprendo bruscamente quell'invisibile velo di insicurezza che ricopriva la mente, rendendo a me stesso ancora più chiaro l'essere umile studente ... imperfetto ma libero.
Ad ogni lezione le emozioni  diventavano sempre più intense …  La fatica del corpo si mescolava alla gioia dell'anima, una miscela così potente da farci spendere ogni minuscolo briciolo di energia.
Alla fine grondavamo sudore come alberi appena sferzati dal temporale, respirando aria così calda da essere noi stessi fiamma.


Poi di nuovo la pace ... e la consapevolezza di essere collegati da un filo sottilissimo, accorgendosi che ognuno di noi lentamente stava diventando un pezzettino della vita dell'altro.
Questa profonda condizione è riuscita a modificare perfino la scorrere del tempo, implacabile;  i minuti erano ore ed ore giorni.
Quando tutto è terminato, lasciandomi alle spalle quel luogo meraviglioso per me diventato così importante, un piccolo varco si è aperto nei miei pensieri: avevo vissuto un' esperienza irripetibile, di enorme intensità e passione, circondato e sostenuto da persone forti nella loro gentilezza.
Ecco il senso dell'incontro: senza saperlo …. ero semplicemente tornato a casa.

Massimiliano Melone

1 commento:

  1. Grazie per aver condiviso questi pensieri, per le foto bellissime. E' bello pensare che l'Aikido è una forma di relazione, una forma di condivisione. E' stato bello salire su un tatami gremito di persone disposte a condividere qualcosa: una tecnica, un sorriso, la fatica. E' stato bello rivedere facce amiche e volti nuovi, ascoltare gli insegnamenti di Endo Sensei. Soprattutto è stato fantastico sperimentare la pratica di un aikido di altissimo livello. Grazie a chi ha reso possibile tutto ciò.

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